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Agroecologia: nutrire la gente, salvare il Pianeta.

 

Come nutrire la popolazione umana in crescita senza danneggiare in modo irreparabile gli ecosistemi terrestri? In due conferenze a Brebbia, s’incontrano teoria e pratica per dare qualche risposta.

 

 

Da tempo torniamo in queste righe sullo stesso argomento, come si può dar da mangiare a oltre 9 miliardi di persone, quanti saremo tra pochi decenni, senza compromettere l’integrità degli ecosistemi del Pianeta (chi è interessato può rileggere il testo “I dilemmi dell’agricoltura nella newsletter n.41).

Anche EXPO2015 ha come filo conduttore “Nutrire il Pianeta”, anche se non si può dire che la manifestazione, per come è stata vista da milioni di persone, abbia fatto fare i passi in avanti che si potevano sperare.

Agenda21Laghi, nel suo piccolo, se ne è occupata con un ciclo di conferenze organizzate con il supporto scientifico del CCR, "Cosa e come mangeremo nel futuro?" a maggio a Besozzo, “Sicurezza alimentare: di cosa parliamo?” a luglio ad Ispra e, appunto, "Agroecologia. Nutrire la gente, salvare il Pianeta" ad ottobre, a Brebbia, in occasione della festa del fagiolo.

Marco Bertaglia, ricercatore del CCR, ha espresso il suo punto di vista mettendo sotto accusa l’agricoltura industriale (detta anche l’agroindustria) centrata sulla monocultura, che necessita di apporto energetico esterno sotto forma di meccanizzazione ed uso di combustibili fossili, di fertilizzanti a base di fosforo e azoto prodotti sinteticamente, di pesticidi chimici, con l’inevitabile ricaduta dell’inquinamento, le cui conseguenze sono visibili soprattutto nella distruzione degli ecosistemi locali (per esempio il declino delle popolazioni di api) e globali (l’eutrofizzazione delle acque di superficie e l’inquinamento delle falde).

Viceversa l’agroecologia si fonda sul principio dell’imitazione della natura, dove prevale la diversità biologica. La coltivazione è quindi policulturale, basata su specie e varietà locali, quindi adattate naturalmente alle condizioni ambientali, e sulla consociazione tra piante che esalta gli effetti sinergici.

L’agroecologia, che non è una ricetta univoca, ma un insieme di principi, raccomanda anche la copertura del suolo, che garantisce una vita biologica attiva e conserva la sostanza organica, proteggendolo nello stesso tempo dagli agenti esterni potenzialmente dannosi, come l’eccessivo soleggiamento, l’erosione del vento e delle piogge. Le pratiche colturali agroecologiche non prevedono l’aratura, proprio per proteggere la struttura e l’integrità dell’ecosistema suolo, che è considerata la risorsa primaria.

In questo modo si forma un habitat biologico complesso dove si sviluppano naturalmente i predatori dei parassiti, il cui contrasto non richiede perciò l’uso di sostanze chimiche.

La copertura del terreno e la maggiore presenza di sostanza organica, con la sua capacità di ritenzione idrica, riducono di molto anche il fabbisogno di acqua.

L’agroecologia non va confusa con la coltivazione biologica: quest’ultima non prevede né la salvaguardia dell’integrità del suolo, ammettendo l’aratura e la monocultura, e permette in alcune circostanze l’uso, per quanto limitato e controllato, di sostanze chimiche. E’ in sostanza, una forma di compromesso rispetto all’agricoltura industriale.

La tipica espressione della coltivazione agroecologica è costituita dal piccolo appezzamento, che è la forma che fornisce oggi circa l’80% del cibo prodotto al mondo.

 

L’agroecologia ha dimostrato di poter garantire rendimenti medi superiori alla coltivazione industriale e monoculturale; è sostenuta dalla FAO ed è stata praticata con innegabile successo in Brasile. Alcuni paesi come la Francia, ne hanno fatto l’oggetto di politiche nazionali con obiettivi ambiziosi.

Nella conferenza tenuta la sera successiva, Gian Carlo Cappello ha fatto conoscere la sua esperienza di coltivatore che impiega esattamente i principi descritti da Bertaglia.

Lo si può vedere all’opera nell’orto presso il giardino sul lungolago di Angera, dove ha ottenuto dal Comune un appezzamento di terreno.

Si può trovare una ricca documentazione del suo lavoro e delle sue tecniche nella pagina Facebook “Civiltà dell’orto 7 Laghi”.

 

A chi volesse approfondire l’argomento consigliamo:

1.    I filmati delle due conferenze, sono visibili agli indirizzi https://youtu.be/W5Gz7Xc4TKY e

2.    Il libro “Miguel Altieri – Agroecologia. Una via percorribile per un pianeta in crisi” Edagricole

3.    L’articolo “Agroecology can help fix our broken food system. Here’s how” scaricabile all’indirizzo http://ensia.com/voices/agroecology-can-help-fix-our-broken-food-system-heres-how/

 

Fulvio Fagiani

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