Attività
 
PIL, salute e benessere
 
Community
 
  Portale web-gis ambientale
Portale turismo sostenibile
Vivere tra laghi
Sportello energia
progetto Green School
Prodotti KM zero
Vie Verdi Laghi
PAa
Piano mobilità sostenibile
Piano mobilità sostenibile

 

In una notizia della precedente newsletter abbiamo riferito di una ricerca che ha messo in relazione alcune grandezze socio-economiche con indicatori ambientali, mostrando come alla crescita delle une corrispondesse la crescita delle altre soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo passato.
Uno studio inglese molto recente, condotto da un gruppo di studiosi coordinati da Jules Pretty, mette in relazione il più usato indicatore economico, il Prodotto Interno Lordo (PIL) con numerosi indicatori riferiti allo stato di salute e benessere.
Il rapporto tra andamento del PIL e indice di soddisfazione di vita era già stato oggetto di una storica ricerca di Richard Easterlin, nota come “paradosso di Easterlin”, secondo cui, da un certo livello di PIL in poi, ad una crescita del PIL non corrisponde un crescita della soddisfazione di vita.
Pretty e colleghi riattualizzano quei dati rispetto al Regno Unito nel periodo 1946-2011 (v. allegato) e, riflettendo sulle ragioni del divario crescente tra ricchezza e benessere percepito o misurato, lo attribuiscono agli effetti negativi (le cosiddette “esternalità”) che alcuni consumi hanno sulla salute e sul benessere, auspicando perciò una ridefinizione del concetto di prosperità spostando la priorità su comportamenti di consumo non materiali.
Gli impatti sulla salute e sul benessere sono raggruppati in sei categorie:
·         Cibo sano
·         Attività fisica
·         Salute mentale
·         Legami comunitari e familiari
·         Contatto con la natura e spazi verdi
·         Attaccamento a proprietà cariche di senso
ciascuna analizzata attraverso degli indicatori quantitativi ricavati dalle statistiche ufficiali della Gran Bretagna.
In questo modo la relazione tra crescita della ricchezza e tendenza di questi indicatori, o famiglie di indicatori, può essere rappresentata con tabelle o grafici.
Dalla lunga disamina, ricca di riferimenti a dati e ricerche, emergono fenomeni noti come la diffusione dell’obesità o il progressivo declino dell’attività fisica, dovuta all’uso sempre più prevalente di mezzi di mobilità motorizzati, con le documentate conseguenze negative sulla salute e l’esposizione probabile a patologie e deficit.
Interessante, ed insolito per questo genere di indagini, l’attenzione ai fini della salute mentale, a momenti di meditazione e relax, sempre più rari malgrado la diminuzione degli orari medi di lavoro.
Molta enfasi è posta sull’importanza, per una vita buona, delle relazioni sociali, sia nei rapporti familiari che nella comunità, dove le relazioni costituiscono il capitale sociale, che include contatti individuali e reti sociali, regole comuni, norme e sanzioni di regolazione dei comportamenti, e la reciprocità e gli scambi che alimentano amicizia, rispetto e fiducia.
Una riduzione del benessere è imputabile anche al continuo avvicendarsi degli oggetti posseduti, sulla spinta del consumismo, che indebolisce il senso d’identità, mentre investire di energia emotiva un oggetto, un’attività o un luogo aiuta le forme di auto-espressività.
La conclusione dello studio è che “la crescente convergenza di paesi poveri o in via di sviluppo sui modelli ad alti consumi materiali tipicamente prevalenti nei paesi ricchi metterà ulteriore pressione sul capitale naturale globale. La sostituzione di valori ispirati ai consumi materiali con valori orientati a consumi ambientalmente sostenibili e comportamenti sostenibili che implicano consumi non materiali (agricoltura sostenibile, efficienza energetica, fonti rinnovabili, riciclo e riuso, ecc.) sta diventando sempre più urgente. C’è necessità di sviluppare tecnologie verdi ed un diffuso cambiamento dei comportamenti, sostenuti da politiche, nuove forme di organizzazione sociale e di regolazione con incentivi”.
 
 
Improving health and well-being independently of GDP: dividends of greener and prosocial economies  www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/09603123.2015.1007841#.VQfvceF0d3E
 
 
                                                                                  Fulvio Fagiani
 

>> Visualizza l'allegato

Stampa Stampa - Segnala Segnala

   
 


Feed RSS
Link utili
 
 
 
Prodotti KM zero Prodotti KM zero