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La pubblicazione della sintesi del quinto rapporto dell’IPCC ha riacceso qualche luce sul riscaldamento globale, riportandolo, anche se solo per poco, all’attenzione generale.
Il rapporto conferma in sostanza che il riscaldamento globale c’è, manifesta già oggi effetti evidenti ed è causato prevalentemente dalle emissioni di gas serra in atmosfera, dovute soprattutto alla combustione dei fossili (carbone, petrolio, gas naturale).
Si conferma anche la necessità di contenere il riscaldamento entro il limite dei 2 °C rispetto alle temperature di poco più di due secoli fa, prima che iniziasse la rivoluzione industriale.
Le emissioni di gas serra invece di diminuire continuano ad aumentare e con ritmi crescenti. Al contrario dovremmo fermare la crescita delle emissioni entro il 2020 per poi portarle nel gir di qualche decennio a valori prossimi allo zero.
Del rapporto, che nell’insieme è costituito da quattro documenti per oltre 2.000 pagine, torneremo in futuro. Qui vogliamo soffermarci su un rapporto parallelo prodotto dal WBGU, la Commissione consultiva tedesca sul cambiamento globale, un organismo scientifico indipendente.
Il rapporto si rifà al lavoro dell’IPCC e riflette su come si possa dar forza ed efficacia all’azione di contenimento del cambiamento climatico.
La condizione ritenuta imprescindibile è darsi l’obiettivo di azzerare le emissioni al 2070, tenendo conto dell’attuale livello delle emissioni e di come si prevede evolveranno nel medio termine i settori emissivi:
·         La produzione di energia raddoppierà,
·         I trasporti dovrebbero crescere tra il 50% ed il 75%,
·         L’urbanizzazione crescerà tra il 50% ed il 150%.
C’è da considerare anche l’inerzia delle nuove infrastrutture energetiche, di trasporto e gli edifici: hanno cicli di vita di decenni e se sono costruiti secondo criteri energivori prolungheranno per lungo tempo i loro effetti dannosi sul clima.
Sommando emissioni attuali, proiezioni dei fattori emissivi e inerzia, comprendiamo che l’azzeramento delle emissioni si può ottenere solo con cambiamenti radicali.
Gli accordi internazionali sono spesso ostacolati da interpretazioni diverse delle responsabilità. Ci sono le responsabilità, e quindi l’onere dell’azione, in funzione delle responsabilità storiche (le emissioni cumulative delle varie nazioni), delle capacitò effettive di ridurre le emissioni dipendenti dal livello di ricchezza, dell’eguaglianza del punto di arrivo, secondo cui ogni abitante del pianeta ha pari “diritti di emissione”, e quello dell’efficacia, di chi cioè ha maggiori potenziali di riduzione.
Da qui la proposta di una nuova architettura di responsabilità che consideri non solo i negoziati tra Stati, ma anche gli attori della società civile, con l’auspicio della nascita di un movimento mondiale di cittadini (o di un movimento di cittadini del mondo).
Gli estensori del documento traggono motivo di ottimismo dalle indagini che mostrano la diffusione dei valori di protezione della natura in larghi settori della popolazione mondiale, ponendo le basidi una “trasformazione nel sistema di conoscenza e nel sistema culturale”, facendo prevalere principi di giustizia e responsabilità sul mero interesse personale.
Questa favorevole disposizione d’opinione fatica a tradursi in azione perché la protezione del clima sembra troppo complessa ed a lungo termine.
La proposta avanzata è quella di un “multilateralismo modulare”, un complesso di azioni a differenti livelli, tutti indirizzati all’obiettivo della riduzione delle emissioni.
Concretamente vengono proposti molti esempi da generalizzare: i “club” degli Stati più virtuosi, le reti di città, le azioni di responsabilità individuale e collettiva come i boicottaggi, il disinvestimento nelle imprese che producono più emissioni, gli acquisti verdi pubblici, le cooperative energetiche e molte altre ancora.
 
·         IPCC – Climate change 2014 – Synthesis report - http://www.ipcc.ch/pdf/assessment-report/ar5/syr/SYR_AR5_SPM.pdf
·         WBGU (German Advisory Council on Global Change) – Climate protection as a world citizen movement - http://www.wbgu.de/fileadmin/templates/dateien/veroeffentlichungen/sondergutachten/sn2014/wbgu_sg2014_en.pdf
 
 
Fulvio Fagiani

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