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I paradossi della riqualificazione energetica dell’abitazione
 
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Viviamo un paradosso, a livello sociale e individuale: gli interventi che riducono i consumi energetici di un’abitazione normalmente si ripagano in alcuni anni con i minori costi per il riscaldamento e il raffrescamento.
Che cambiano l’impianto termico con uno più efficiente, o isoliamo le superfici opache, o sostituiamo gli infissi, riusciamo a rientrare dei soldi investiti nell’arco di un massimo di 15/20 anni.
Non solo, ma le detrazioni fiscali del 50 e 65 %, per chi ha un’imponibile fiscale sufficiente, possono ridurre in misura consistente l’ammontare dell’investimento complessivo.
Soprattutto in tempi di incertezza negli investimenti, ci si aspetterebbe una corsa alla riqualificazione degli edifici. Ma non è così.
Due studi dell’Istituto europeo per le prestazioni degli edifici (BPIE) analizzano in profondità l’entità e le ragioni di questa contraddizione che si manifesta in tutti i Paesi europei.
Uno sguardo ai grafici riportati nell’allegato ci dà una dimensione quantitativa del fenomeno; il primo grafico (fig.8) rappresenta quale dovrebbe essere la qualità della riqualificazione energetica (minima, moderata, profonda, a consumo quasi zero) negli anni prossimi perché si arrivi nel 2050 ad una riduzione del 90% delle emissioni del settore abitativo.
Il secondo grafico (fig. 9) segnala quale dovrebbe essere la percentuale annua di edfici rinnovati sul totale per conseguire lo stesso obiettivo: si deve passare dall’attuale 1% ad oltre il 2,5% entro il 2020 nello scenario medio.
BPIE indica (v. fig. 2°1 dell’allegato) le barriere che si oppongono ad un elevato tasso di rinnovo in quattro classi:
  1. Finanziarie
  2. Istituzionali e amministrative
  3. Consapevolezza, consigli e conoscenza
  4. Separazione tra chi investe e chi ottiene i benefici.
Lasciando alla lettura dei documenti originali i punti 2 e 4, ci soffermiamo sugli altri due.
Gli investimenti per una riqualificazione profonda sono spesso di entità elevata. Se il proprietario di casa non ne ha disponibilità e ricorre alle banche difficilmente, soprattutto in periodi di ristrettezza del credito, trova finanziamenti a costi e condizioni favorevoli.
Lo studio fa tuttavia notare che la domanda di soluzioni di efficienza energetica è molto inferiore alla domanda di arredi o di apparecchi elettronici: evidentemente il consumatore dà la sua preferenza ad altri tipi di consumi.
Parimenti, mentre la spesa in una nuova cucina o un nuovo bagno non produce alcuna forma di reddito, la riqualificazione riduce la bolletta termica e/o elettrica, compensando a medio termine l’investimento effettuato.
Probabilmente è un investimento considerato rischioso o troppo lontano nel tempo per essere apprezzato, anche se sicuramente il rischio è più basso di molte forme alternative di investimento largamente praticate.
Certo non aiuta il fatto che i costi dell’energia non riflettano il danno ambientale causato, così che il consumatore non virtuoso non ha alcuna penalizzazione dal momento che non paga per la CO2 emessa.
Dopo le barriere finanziarie, indicate dagli intervistati da BPIE come primo ostacolo, le seconde sono quelle culturali, che nascono da una scarsa convinzione e da una conoscenza tecnica insufficiente.
A spiegare le basse motivazioni ad investire sull’efficienza energetica della propria abitazione concorre certamente la limitata consapevolezza dei risparmi ottenibili da interventi di ristrutturazione profondi ed il fatto che soggetti imprenditoriali specializzati come le ESCo sono difficilmente interessati da progetti di piccole dimensioni.
Il proprietario di casa è quindi solo di fronte ad un’offerta molto ampia, sia sul fronte degli interventi sugli impianti che sull’involucro, con una molteplicità di soluzioni tutte valide in sé, ma la cui convenienza va valutata per ogni caso e situazione particolare.
L’incontro tra una domanda poco interessata e consapevole ed un’offerta molto frammentata verticalizzata su soluzioni specifiche, provoca fatalmente ritmi ed intensità di rinnovamento edilizio largamente inferiori alle potenzialità.
Va considerato infine che molti dei benefici vanno a vantaggio della società del suo insieme, non del singolo proprietario.
Quest’ultimo beneficia della riduzione dei costi dei consumi energetici, del migliorato comfort abitativo e della valorizzazione della sua proprietà, se il mercato immobiliare ha raggiunto un sufficiente livello di maturità.
Altri benefici, ambientali (riduzione delle emissioni e dell’inquinamento), economici (stimolo all’economia, promozione dell’innovazione) ed energetici (riduzione delle importazioni energetiche, sicurezza degli approvvigionamenti) si riversano sulla società e, non essendo incorporati nei prezzi, possono essere fatti propri dai singoli consumatori solo in un contesto di cultura e sensibilità ambientale e civile oggi ancora lontana.
 
 
  1. http://www.bpie.eu/documents/BPIE/Developing_Building_Renovation_Strategies.pdf
  2. http://www.institutebe.com/InstituteBE/media/Library/Resources/Existing%20Building%20Retrofits/Europes-Buildings-Under-the-Microscope-BPIE.pdf
 
In allegato: grafici dai due studi BPIE.
 
 
 
                                                                                              Fulvio Fagiani

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