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Il consumo di materiali, risorsa non infinita
 
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Il nostro sistema di produzione e consumo è una macchina che preleva risorse dalla natura, le trasforma in prodotti d’uso che, a fine vita, diventano rifiuti. C’è un trasferimento lineare dalle sorgenti di risorse (campi, foreste, miniere, oceani) ai depositi di rifiuti (discariche, inceneritori, atmosfera, oceani). Come aveva notato un economista ai suoi tempi eretico, Nicolas Georgescu Roegen, trasformiamo risorse in rifiuti. Ne aveva tratto una terza legge della termodinamica, applicata alla materia e non più all’energia: la legge di degradazione della materia.
Questo avviene costantemente, ogni giorno sempre di più. La quantità di materia utilizzabile diminuisce, quella inutilizzabile cresce. Quando si fermerà questo processo? Quando tutta la materia utilizzabile sarà stata trasformata in inutilizzabile, raggiungendo i limiti dello sviluppo.
Recentemente l’allarme sul progressivo consumo di materia e sulla prevedibile scarsità ha consigliato l’Unione Europea ad occuparsene.
La Commissione europea ha approvato a settembre 2011 una comunicazione sulla “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” e successivamente, a dicembre 2012, ha sottoscritto il “Manifesto per l’uso efficiente delle risorse in Europa”, dandosi concreti obiettivi al 2020, che saranno dettagliati in documenti ed impegni operativi.
Non è naturalmente solo un problema europeo. Nel corso del XX secolo abbiamo assistito ad una crescita straordinaria della popolazione mondiale e dell’economia globale.
Negli anni tra il 1.900 ed il 2.005 la popolazione mondiale è cresciuta di quattro volte, il Prodotto Lordo Mondiale di 24 volte, l’estrazione totale di materiali di 8 volte, arrivando ad un valore globale di 58 miliardi di tonnellate.
Le statistiche dividono il consumo di materiali in quattro categorie: biomassa (s’intendono i prodotti agricoli raccolti, l’erba brucata dagli animali domestici, la legna ed i residui agricoli), i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale e torba), i metalli ed i minerali industriali, i materiali da costruzione (soprattutto sabbia e ghiaia).
L’estrazione di biomassa è cresciuta nel secolo considerato di 3-6 volte, mentre i materiali da costruzione di 34 volte ed i minerali e metalli industriali di 27 volte.
Queste tendenze non sono state omogenee lungo il XX secolo: crescita limitata nella prima metà, tumultuosa dopo la seconda guerra mondiale, al ritmo del 3,3% annuo globale, con il 4,5% dei fossili ed il 6% dei minerali e materiali da costruzione. Dall’inizio del XXI secolo la crescita ha ripreso ritmi sostenuti.
E’ evidente la correlazioni con il processo di rapida industrializzazione dei paesi occidentali, tra il 1950 ed la fine del secolo, e con lo sviluppo dei paesi terzi degli ultimi 15/20 anni.
Interessante considerare anche il consumo di materiali procapite nei trent’anni successivi alla seconda guerra mondiale, salito del 50%, con i minerali non rinnovabili addirittura del 340%.
E’ a tutti evidente che in un mondo a risorse materiali finite, una crescita senza fine del consumo è inattuabile.
Il modello deve essere corretto prima che siano causati danni irreparabili agli equilibri naturali del nostro Pianeta.
L’indirizzo indicato da molti studi è quello di imitare i cicli naturali, convergendo verso un’economia “circolare”, basata sul recupero, il riuso ed il riciclaggio.
Le misure concrete che vengono ipotizzate richiedono la progettazione di prodotto fondata sull’analisi del ciclo di vita, per produrre oggetti dilunga durata, facilmente mantenibili e che possano essere suddivisi a fine vita nei componenti base, da recuperare per il riutilizzo, la cosiddetta “simbiosi industriale”, vale a dire la concatenazione di processi industriali tali che il rifiuto di un industria diventi materia prima per la successiva, l’etichettatura dei prodotti, così da permettere ai consumatori di scegliere che cosa acquistare considerandone gli effetti ambientali, l’impiego di risorse, la riciclabilità, e così via.
Occorre dunque una profonda trasformazione a cui concorrano tutti i principali soggetti, le imprese, i consumatori e le istituzioni pubbliche e che si possa avvalere di una forte spinta innovativa e di ricerca.
Una sfida difficile, impossibile dirà qualcuno, che però non ha alternative.
 
 
                                                                                  Fulvio Fagiani
 
Fonti:
o       www.materialflows.net – portale on-line di dati sul flusso dei materiali
o       Manifesto for a resorce-efficient Europe
o       Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo COM(2011) 571
o       UNEP – Implications of resource use for development and the environment
o       Autori vari – Growth in global material use, GDP and population during 20th century

 

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