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L’organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica (OCSE) stima che in venti anni all’attuale classe media mondiale si aggiungeranno altri 3 miliardi di persone dei paesi in via di sviluppo. Crescerà perciò a ritmi mai visti prima a domanda di energia, acqua, trasporti, sviluppo urbano ed infrastrutture agricole.
Si prevede, per esempio, che la domanda di acqua crescerà del 55% da ora al 2050, la produzione di cibo dovrà raddoppiare, il fabbisogno di energia, se non si contrasteranno le tendenze attuali, salirà dell’85% al 2050, portandoci ad un aumento della temperatura globale di 4-6 °C.
Durante il summit del G20 di giugno 2012 in Messico è stato costituito il G2A2 (Green Growth Action Alliance), presieduto dal presidente messicano Calderon e formato da 50 società leader nella finanza, infrastrutture, energia ed agricoltura e da istituzioni finanziarie pubbliche, con l’obiettivo di lavorare sugli investimenti in infrastrutture verdi.
La G2A2 ha presentato al recente meeting di Davos, il World Economic Forum, un rapporto su “modi e mezzi per sbloccare i finanziamenti privati per la crescita verde”1 con una particolare attenzione per la sfida climatica.
Le tendenze negative alla crescita della temperatura globale e della produttività delle risorse naturali, specialmente acqua e foreste, messe in evidenza da molti studi scientifici, richiederebbero consistenti investimenti per l’acqua, l’agricoltura, le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti, gli edifici, i settori industriali e delle foreste.
Ci sono fatti positivi, come la crescita degli investimenti nelle rinnovabili, aumentati di sei volte dal 2004 al 2011. Ciò che servirebbe globalmente, però, è stimato nell’ordine di 5 trilioni di dollari all’anno fino al 2020, con uno spostamento eccezionale verso investimenti a lungo termine da quelli tradizionali ad alternative verdi, per evitare di farsi legare le mani per decenni da tecnologie meno efficienti e ad alte emissioni.
Calza l’esempio della produzione di energia, in cui aumentano ogni anno gli investimenti in infrastrutture a sostegno dei combustibili fossili, già superiori a quelli delle energie pulite.
Anche l’Agenzia per l’Energia dell’OCSE (IEA) predice che per evitare i peggiori rischi del cambiamento climatico sia necessario passare da investimenti sui fossili alle energie rinnovabili.
In questo campo è necessario investire per l’infrastruttura delle energie pulite, i trasporti a bassa intensità di carbonio, l’efficienza energetica e le foreste per limitare l’aumento della temperatura globale alla soglia dei 2 °C.
In un periodo di crisi fiscale e di austerità non si può fare affidamento esclusivo sulle risorse pubbliche e si deve prestare maggiore attenzione ad attrarre finanziatori privati, superando le barriere esistenti come le distorsioni e le incertezze delle politiche pubbliche, i rischi tecnologici e di mercato e la riluttanza di molti investitori ad impegnarsi in progetti a lungo termine.
In queste condizioni la va per indirizzare l’economia verde richiede una combinazione di allocazione strategica delle limitate risorse pubbliche, supporto pubblico a promuovere l’impegno del settore privato e maggior fiducia negli investitori.
Tra le misure che il G2A2 e la Task force sulla crescita verde del G20 hanno proposto:
o       La liberalizzazione del commercio di prodotti e servizi per l’energia sostenibile, con l’eliminazione di tariffe ed altre barriere non tariffarie;
o       L’assegnazione di un prezzo alle emissioni di carbonio, alto e sufficientemente stabile, per orientare le decisioni d’investimento verso le tecnologie sostenibili;
o       Porre fine ai sussidi ai combustibili fossili entro i prossimi quattro anni spostandoli a favore degli investimenti nelle infrastrutture verdi;
o       Usare le risorse ricavate dal prezzo delle emissioni per un maggiore sostegno alla ricerca , lo sviluppo, la dimostrazione e lo sviluppo pre-commerciale di tecnologie a bassa intensità di carbonio;
o       Mitigare i rischi e far crescere le strutture di co-investimento.
 
 
 
Fulvio Fagiani
 
 
 
1 . All’indirizzo www3.weforum.org/docs/WEF_GreenInvestmentReport_ExecutiveSummary_2013.pdf
 

 

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