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Mentre scrivo è ancora in corso la 18° conferenza sul cambiamento climatico a Doha, in Qatar. L’obiettivo è avvicinarsi ad un accordo internazionale per limitare le emissioni dei gas serra e porre un freno al riscaldamento globale, dando seguito al protocollo di Kyoto.
Prima che la conferenza si aprisse ben tre rapporti di prestigiose istituzioni internazionali hanno riportato all’attenzione della comunità internazionale i rischi cui stiamo andando incontro.
IL Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha rifatto i conti delle emissioni e degli scenari al 2020. In sostanza vengono confrontate tre diverse curve di crescita delle emissioni:
  1. una che proietta al 2020 le attuali tendenze delle emissioni (normalmente chiamata “business as usual”),
  2. una che tiene conto degli impegni di riduzione che molte nazioni hanno dichiarato dopo la Conferenza di Copenhagen del 2009,
  3. una che disegna uno scenario che ci porta sul lungo periodo a contenere l’aumento della temperatura globale a 2 °C, e che prevede che le emissioni abbiano il loro picco prima del 2020 e poi si riducano del 2/3 % annuo.
Le tre curve possono essere confrontate per capire a che punto siamo per conseguire l’obiettivo, da tutti condiviso, di non superare i 2 °C di aumento della temperatura rispetto all’epoca preindustriale (la curva 3).
Il rapporto dimostra che anche se venissero rispettati gli impegni dichiarati resteremmo lontani dalla curva-obiettivo dei 2 °C.
Sia il rapporto dell’UNEP che quello dell’Agenzia per l’Energia dell’OCSE (IEA), ritengono però che sia ancora possibile rientrare nell’obiettivo dei 2 C°, a condizione che si utilizzi il grande potenziale di riduzione delle emissioni rappresentato dall’efficienza energetica, considerata da entrambi, almeno sul breve periodo, lo strumento più efficace.
Il rapporto della Banca Mondiale si concentra invece sulle proiezioni a più lungo termine, l’anno 2.100, e sulle conseguenze prevedibili di un aumento della temperatura, entro questo secolo, di 4 °C.
Anche le Nazioni rispettassero gli impegni che hanno dichiarato, la traiettoria delle emissioni non esclude, per non dire che considera probabile, un aumento della temperatura tra 3,5 e 4 °C., che nei secoli successivi continuerebbe a crescere fino anche a 8 o 9 °C.
Viene sottolineato il fatto che i 4 °C sono l’aumento medio. Sulla terraferma l’aumento di temperatura sarebbe superiore a quello sugli oceani, e non sarebbe omogeneo ovunque.
Per esempio il luglio più caldo della regione mediterranea potrebbe essere più caldo di 9 °C del più caldo luglio di oggi.
Un mondo più caldo di 4 °C sarebbe ben diverso dall’attuale, tra l’altro con
o       l’acidificazione degli oceani,
o       l’aumento del livello del mare con inabissamento delle zone costiere,
o       rischi per i sistemi alla base del nostro benessere: cibo, acqua, ecosistemi e salute umana
o       aumento di frequenza ed intensità dei cosiddetti fenomeni estremi (siccità, alluvioni, ondate di caldo).
Un mondo abitato da 9 miliardi di persone (come si prevede al 2050) e fortemente globalizzato ed interconnesso potrebbe anche non essere compatibile con un siffatto aumento di temperatura.
Vanno anche considerati altri effetti: la fusione delle lastre ghiacciate della Groenlandia (la cui massa di ghiaccio se fusa causerebbe un innalzamento di 7 metri del livello del mare) e dell’antartide. Già l’estate 2012 ha visto la minore estensione dei ghiacci artici mai rilevata.
Incombe anche un’altra conseguenza gravida di rischi: la fusione del permafrost che contiene enormi quantità di metano ed anidride carbonica, i principali gas serra, che se liberati in atmosfera rafforzerebbero le tendenze al riscaldamento.
Un quadro preoccupante che possiamo scongiurare se tutti, cittadini e governi, ci rendiamo responsabili, semplicemente applicando le tecnologie già disponibili.
In allegato un grafico sul gap emissivo tratto dal rapporto dell’UNEP.
 
IEA – World Energy Outlook 2012 - www.worldenergyoutlook.org
UNEP – Emissions gap report 2012 - www.unep.org/publications/ebooks/emissionsgap2012
World Bank – 4 °C Turn down the heat - climatechange.worldbank.org/content/climate-change-report-warns-dramatically-warmer-world-century
UNEP – Policy implications of warming permafrost
 
 
                                                                       Fulvio Fagiani

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