L’ecologia integrale dell’enciclica papale


 

Tutti voi avrete sicuramente letto e sentito dell’enciclica “Laudato si”, presentata da Papa Francesco giovedì 18 giugno. Non so quanti ne avranno potuto apprezzare e comprendere appieno i contenuti, dai modesti e provinciali resoconti dei media.
Si tratta in realtà di un documento di grande rilievo, che indaga in profondità la natura e le cause della crisi ambientale e propone soluzioni di sorprendente radicalità.
Nulla di sconvolgente per chi abbia la consuetudine alla lettura di testi, articoli e libri di ricercatori, scienziati e pensatori che si occupano di sostenibilità: la vera sorpresa è quanto l’enciclica papale riecheggi questa letteratura, come riprenda i filoni di ricerca più aggiornati integrandoli in una visione d’insieme visionaria e di grande respiro.
E’ impossibile in questa sede riassumere e commentare la vastità degli argomenti trattati e delle riflessioni proposte. Mi limiterò a sottolineare l’impianto d’insieme e a sottolineare i tratti che mi sono sembrati più interessanti, sperando che queste note costituiscano un invito a leggere l’intero documento.
L’enciclica è articolata su un’introduzione e sei capitoli che delineano questo percorso:
1.    Quello che sta accadendo alla nostra casa. Si ricapitolano le principali emergenze ambientali e sociali e si stigmatizza la debolezza delle reazioni;
2.    Il Vangelo della creazione. Si ragiona sul ruolo della religione, rifacendosi a testi biblici e ad eminenti commenti;
3.    La radice umana della crisi ecologica. Si riconducono le due crisi, ecologica e sociale, viste come intreccio inestricabile, alla dominanza del “paradigma tecnocratico”, a sua volta manifestazione di una profonda crisi culturale;
4.    Un’ecologia integrale. La sfida complessa richiede una risposta di pari complessità, ecologica, sociale e culturale;
5.    Alcune linee di orientamento e di azione. Vengono proposte soluzioni puntuali, ricavate dal vasto campo dell’esperienza, ma soprattutto è condotta una critica sferzante al dominio dell’economia sulla politica e della finanza sull’economia e al mito della crescita illimitata;
6.    Educazione e spiritualità ecologica. E’ il tema della “rivoluzione culturale” sollecitata dal Papa, con l’invito ad uscire da individualismo e consumismo a favore di una “cultura della cura”.
Colpisce innanzitutto la modernità di un approccio alla crisi ambientale non settoriale, in cui ogni singola crisi (i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’inquinamento, ecc.) sono visti in modo integrato, come parti di un’unica azione di pressione esercitata sulle risorse del pianeta. Chi ha familiarità con la nostra newsletter ricorderà il modello dei “confini planetari” molte volte richiamato, che esamina i nove processi biofisici essenziali per la vira sul pianeta.
La crisi ecologica, poi, viene associata alla crisi sociale, particolarmente all’inequità, come è proprio del pensiero più evoluto, che non a caso ha incoraggiato le Nazioni Unite a dar vita ad un sistema di obiettivi ambientali e sociali insieme, chiamati SDG (Sustainable Development Goals), su cui si pronuncerà l’Assemblea delle Nazioni Unite a settembre.
Le cause delle due crisi sono attribuite a fattori economici e politici, la dominanza del cosiddetto paradigma tecnocratico, che si fonda sulla potenza della tecnica e diffonde il mito della crescita infinita e le abitudini consumistiche. Il Papa si scaglia più volte contro questo pensiero, invocando il limite che deve essere opposto, la subordinazione della proprietà privata agli interessi pubblici, la necessità di riconoscere e proteggere i beni comuni.
E’ interessante osservare che anche nel capitolo più dottrinale, il secondo, le argomentazioni principali sono dedicate a confutare l’idea antropocentrica dell’uomo dominatore (“Noi non siamo Dio”) e a sottolineare il “valore intrinseco del mondo”. Sembra di ascoltare una lezione di Scienza del Sistema Terra (Earth System Science), che studia il pianeta come un sistema complesso, con le sue regole di funzionamento, non manipolabile a piacimento come invece vorrebbe la scienza economica corrente.
Le soluzioni indicate sono certamente quelle veicolate dal pensiero della sostenibilità (fonti rinnovabili, efficienza energetica, protezione, agricoltura sostenibile, e così via), ma accompagnate da limiti e vincoli posti all’operare economico, fino a propugnare una forma di decrescita nei paesi più ricchi per lasciare spazio alla crescita dei più poveri.
Anche la politica è chiamata alle sue responsabilità, con la sollecitazione ad una governance dei beni comuni e al rafforzamento delle istituzioni internazionali, vista la sottomissione degli Stati nazionali agli imperativi della finanza.
Trovo però che il cuore del documento sia il capitolo finale, il sesto, che reclama una “rivoluzione culturale”, una “conversione ecologica”. Una sollecitazione ad uscire dal dominio delle ideologie consumiste ed individualiste per approdare a nuovi stili di vita, ispirati alle virtù della sobrietà e della semplicità, a ricercare l’equilibrio con l’ambiente, con sé e con gli altri, ad impegnarsi nell’azione sociale con lo spirito di apertura al mondo che viene dal rendersi conto che viviamo in un pianeta interdipendente e che condividiamo con l’intera umanità (e con le future generazioni) un destino comune.
Non manca, infine, una strigliata ai cristiani, alcuni dei quali “spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi”, invitati a “rivalutare l’amore nella vita sociale – a livello politico, economico, culturale - facendone la norma costante e suprema dell’agire”.
In poche parole: gesti quotidiani, grandi strategie, cultura della cura.
 
In allegato il testo integrale dell’enciclica “Laudato si”.
 
 
                                                                                  Fulvio Fagiani

 

Allegato: http://www.agenda21laghi.it/public/Papa - enciclica Laudato si.pdf