Clima. Qualche buona notizia


Si avvicina la Conferenza di Parigi sul clima (a dicembre) e le grandi organizzazioni internazionali pubblicano i loro rapporti. A giugno è stata la volta di IEA (International Energy Agency – Agenzia Internazionale dell’Energia dell’OCSE) con il suo rapporto “Energia e cambiamenti climatici”, di cui diamo conto dei principali contenuti.
Il rapporto ricorda che la produzione ed il consumo di energia contribuiscono ai due terzi delle emissioni di gas serra e che quindi gli impegni che gli Stati si dovranno assumere a Parigi dovranno prevedere un taglio consistente.
Una prima notizia incoraggiante è che nel 2014 le emissioni di anidride carbonica imputabili al settore energetico non sono cresciute rispetto al 2013, malgrado una crescita dell’economia globale del 3%, con una conseguente diminuzione dell’intensità energetica dell’economia globale del 2,3%.
Le fonti rinnovabili hanno rappresentato circa la metà di tutta la nuova potenza di generazione installata nel 2014, trainate da Cina, Stati Uniti, Giappone e Germania, con costi in costante declino.
Permangono ancora consistenti incentivi ai combustibili fossili, pari in media a 115$ per tonnellata di CO2, mentre il prezzo medio applicato alla CO2 per scoraggiarne l’uso è pari a solo 7$ a tonnellata, che dimostra quanto ancora i fossili siano sussidiati a danno delle fonti rinnovabili.
Prima di Parigi, gli Stati devono inviare i propri impegni di riduzione volontaria delle emissioni. Finora lo hanno fatto Stati che contribuiscono al 34% delle emissioni, tra cui gli Stati Uniti (dal 26 al 28% al 2025 rispetto al 2005) e l’Europa (40% al 2030 rispetto al 1990).
La Cina, maggior emettitore mondiale, non ha ancora inviato comunicazioni ufficiali, ma ha annunciato di voler toccare il picco delle emissioni intorno al 2030, per poi ridurle.
L’effetto combinato dei piani emissivi comunicati è una crescita meno marcata, ma globalmente non ci sarebbe l’inversione, da crescita a diminuzione, al 2030.
Le stime sono di una crescita economica dell’88%, ed una delle emissioni derivanti dall’energia dell’8%. E’ vero che le rinnovabili diventerebbero al 2040 la prima fonte per la produzione di energia elettrica, ma con un parco di inefficienti centrali a carbone ancora consistente.
L’effetto sarebbe che il budget di emissioni di carbonio che l’umanità può spendersi per avere buone probabilità di contenere il riscaldamento globale entro i 2 °C, sarebbe consumato interamente e intorno al 2040. L’obiettivo dei 2 °C non verrebbe dunque rispettato e si avrebbe invece un aumento di temperatura media al 2.100 da 2,6 a 3,5 °C, con il rischio di scatenare cambiamenti irreversibili e potenzialmente catastrofici.
IEA propone allora una strategia ponte per fermare la crescita delle emissioni, contando unicamente sulle tecnologie già disponibili, per “tenere aperta la porta” all’obiettivo dei 2 °C.
La proposta è costruita su cinque misure:
1.    Aumentare l’efficienza energetica nei settori dell’industria, degli edifici e dei trasporti;
2.    Ridurre progressivamente l’uso degli impianti a carbone meno efficienti e mettere al bando la produzione di nuovi;
3.    Incrementare gli investimenti nelle tecnologie delle rinnovabili;
4.    Azzerare gradualmente i sussidi alle energie fossili entro il 2030;
5.    Ridurre le emissioni di metano originate dalla produzione di petrolio e gas naturale.
Con l’adozione di queste misure il picco di uso del carbone avverrebbe prima del 2020, il picco delle emissioni “energetiche” intorno al 2020. La Cina svicolerebbe (“disaccoppierebbe”) le sue emissioni dalla crescita economica al 2020, ben prima delle attese, migliorando l’efficienza degli edifici e dei motori industriali e definendo standard per le apparecchiature elettriche e d’illuminazione.
La riduzione dell’intensità energetica così ottenuta lascerebbe inoltre spazio per portare l’elettricità al miliardo e 700 milioni di persone che tuttora non ne hanno accesso.
E’ necessario però condividere una visione a lungo termine consistente nell’obiettivo della decarbonizzazione del settore elettrico, condizione irrinunciabile per conseguire l’obiettivo dei 2 °C. Gli scenari più sicuri verrebbero conseguiti con un forte impegno sulle tecnologie, in primo luogo le batterie ad alta efficienza e la cattura e stoccaggio del carbonio, che necessitano di rilevanti dotazioni di mezzi finanziari.
Bisogna in poche parole attuare politiche capaci di produrre risultati tangibili, a loro volta in grado di motivare altre nazioni ed altri sforzi nella giusta direzione.
 
L’intero rapporto può essere scaricato all’indirizzo www.worldenergyoutlook.org/energyclimate.
 
 
                                                                                              Fulvio Fagiani