Un problema comune: comunicare la sostenibilità


Le Vie Verdi sono molto belle e apprezzate, ma dovremmo comunicarle meglio; il portale turistico piace a tutti quelli che lo usano, ma è poco noto; lo sportello energia era un’ottima iniziativa, ma i cittadini non ne erano al corrente.
Potremmo continuare così per tutto questo articolo, con una lista quasi interminabile, perché ogni argomento o iniziativa di cui ci occupiamo deve superare questo ostacolo comune: come comunicare?
Ci sembra che ci sia sempre una sproporzione tra la qualità ed il valore del lavoro di Agenda21Laghi e dei suoi progetti, e le loro ricadute in termini di efficacia, diffusione, apprezzamento.
Ci si può rispondere che viviamo dentro un sovraccarico informativo, bombardati minuto per minuto da messaggi che si contendono la nostra attenzione, ciascuno dei quali pretende di sopravanzare gli altri ed emergere dalla folla.
Oppure che dipende dai mezzi o dall’astuzia nel loro uso.
C’è però, purtroppo, anche un problema di contenuto: la comunicazione che riguarda argomenti complessi, modulati sui tempi lunghi, che si rivolgono alla parte razionale e riflessiva di noi, sono spesso scacciati e sopraffatti dalla comunicazione veloce e disimpegnata. Sembra che non ci sia alternativa tra la banalizzazione o la condanna a rimanere inascoltati.
Questa newsletter è un modesto vascello che si muove in direzione contraria alla corrente.
Lo è tutta la comunicazione di Agenda21Laghi. Il nostro sito è sobrio, serioso, accurato.
Pratichiamo molto la comunicazione diretta, i Forum, gli incontri pubblici, la formazione nelle scuole attraverso processi e progetti articolati lungo l’arco dell’intero anno scolastico, quando possibile su più anni scolastici.
Siamo anche sui social network, avendo scelto Facebook per l’ampia diffusione e perché rispetto ad altri pone meno limiti alla comunicazione. Abbiamo un gruppo FB, e due cosiddette fan page, “Vivere i Laghi” e “Energia a km0 – Varese”. Negli ultimi mesi ci siamo impegnati su questo fronte ottenendo anche buoni risultati di ascolto e corrispondenza.
Rimane tuttavia un sistema comunicativo prevalentemente unidirezionale, dal quale difficilmente abbiamo riscontri e meno ancora dialoghi e confronti con i nostri interlocutori, che rimangono per larga parte un mondo misterioso.
Se però allarghiamo lo sguardo oltre i nostri confini, ci rendiamo conto che comunicare la sostenibilità è difficile: esistono molti grafici che mostrano come, ad esempio, alla moltiplicazione degli articoli scientifici sul cambiamento climatico e dei convegni internazionali ad esso dedicati sia corrisposto non una diminuzione delle emissioni, ma un aumento. C’è infatti una letteratura molto vasta, soprattutto di scuola inglese e americana, che s’interroga sulle ragioni per cui gli appelli e le argomentazioni della comunità scientifica non riescano a smuovere dall’immobilismo la politica, l’economia, la società.
Sembra che agisca un’invisibile barriera che filtra il flusso comunicativo.
E’ forse vero che in una cultura che attribuisce senso solo al breve termine, a ciò che nasce e nuore nell’arco di poche ore, ragionare di impatti del clima nei prossimi decenni o degli effetti della perdita di biodiversità per le future generazioni equivale a parlare in una lingua sconosciuta ai più.
Naturalmente nemmeno noi abbiamo risposte persuasive, né, a maggior ragione, soluzioni brillanti. Ci limitiamo a non rassegnarci, a insistere a trattare temi scorbutici, scomodi (“una scomoda verità” era il titolo del pluripremiato film di Al Gore).
Nella prossima newsletter vi daremo conto di come pensiamo di occuparci di EXPO2015 e del suo “nutrire il Pianeta” e di come, con gli insegnanti Green school, abbiamo avviato un percorso di formazione sui principali temi ambientali.
 
 
                                                                                  Fulvio Fagiani