Lo spazio operativo sicuro per l’umanità


Nel 2009 un considerevole gruppo di studiosi si è riunito a Stoccolma con obiettivi ambiziosi:
1.    Identificare quei processi biofisici critici per la stabilità e l’equilibrio del Sistema Terra;
2.    Associare a ciascuno di questi processi una grandezza misurabile, detta variabile di controllo;
3.    Definire la soglia o punto critico, cioè il valore di quelle grandezze oltre il quale il processo potrebbe diventare incontrollabile ed irreversibile, portando il Sistema in uno stato diverso da quello conosciuto.
4.    Definire un confine planetario, ovvero il valore di quella grandezza inferiore al punto critico, in modo che l’umanità possa avere il tempo di avvertire il pericolo e porre in atto le misure necessarie a riportare il processo all’equilibrio.
Se si riesce a rimanere in tutti i processi critici al di sotto del confine planetario, l’umanità si trova ad operare in uno spazio di sicurezza.
Il lavoro del 2009 è stato aggiornato con le conoscenze più recenti e pubblicato sul numero di gennaio di Science, una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali1.
Un chiarimento preliminare: per condizione di stabilità del Sistema Terra s’intendono quelle che hanno connotato l’epoca dell’Olocene, il periodo geologico iniziato circa 12.00 anni fa durante il quale si è sviluppata la civiltà umana come la conosciamo.
L’alterazione di quelle condizioni, quindi il superamento del punto critico di alcuni processi, potrebbe portare ad uno stato differente del Sistema Terra, probabilmente non favorevole o addirittura incompatibile con la civiltà.
I 9 processi biofisici individuati sono: i cambiamenti climatici, integrità della biosfera (spesso chiamata biodiversità), il cambiamento nell’uso del suolo, il consumo di acqua dolce, i flussi biochimici di azoto e fosforo, l’acidificazione degli Oceani, il carico di aerosol in atmosfera, l’esaurimento dell’ozono stratosferico, le nuove sostanze, cioè i composti chimici artificiali.
I processi che sono già oggi oltre i confini planetari, quindi al di fuori dello spazio di sicurezza, come mostrato dalla figura in allegato.
Due dei nove processi, i cambiamenti climatici e l’integrità della biosfera, sono fortemente connessi tra loro e con gli altri, operano al livello del Sistema Terra e costituiscono l’ambiente planetario entro cui evolvono anche tutti gli altri. Entrambi sono ritenuti i due processi più importanti, gli unici che possono determinare una transizione ad un nuovo stato del Sistema, con grave rischio per la sopravvivenza della civilizzazione.
Rimando alla lettura dell’articolo gli interessati a conoscere lo stato di ciascuna variabile di controllo e le considerazioni conseguenti, non trattabili nel breve spazio che abbiamo a disposizione.
Desidero sottolineare alcuni aspetti che rendono l’approccio dei “confini planetari” particolarmente rilevante e per questo ripreso da moltissimi studiosi:
1.    Il fondamento dell’analisi è ispirato dal principio di precauzione, assumendo come condizione non rischiosa per lo sviluppo umano il mantenimento dello stato del Pianeta entro le condizioni tipiche dell’Olocene, dimostratesi favorevoli alla nascita e diffusione della civiltà umana;
2.    La Terra è considerata come un singolo sistema complesso ed integrato, le cui condizioni di stabilità sono minacciate da nove processi biofisici in costante e reciproca interazione;
3.    La dinamica del Sistema Terra è determinata da fenomeni sociali, che a loro volta determinano lo stato e l’evoluzione dei processi critici. In questo senso il modello dei confini planetari riprende l’idea dell’Antropocene, nuova epoca geologica connotata dall’emergere di una nuova forza, l’umanità, e quella dei Sistemi Socio-ecologici, dove interagiscono processi naturali e processi antropici.
 
 
In allegato la rappresentazione dello stato dei confini planetari.
 
 
Fulvio Fagiani

Allegato: http://www.agenda21laghi.it/public/Planetary boundaries.pdf