Green Economy: non è solo questione di incentivi.


Di fronte alla crisi finanziaria ed economica che negli ultimi anni ha colpito le economie avanzate, molti hanno prospettato una .via d’uscita all’insegna dell’economia verde, battezzandola in molti modi: “Green economy”, “Green growth”, “Green new deal” per designare una forma economica che rispetta le compatibilità ambientali e contemporaneamente fornisce opportunità per gli investimenti, la crescita ed il lavoro.
Una prima concreta attuazione di queste idee sono stati i cosiddetti “pacchetti di stimolo” all’economia decisi da alcuni Stati, in cui le componenti riferibili a settori della Green economy hanno impegnato risorse preponderanti (gli esempi più citati sono la Corea de Sud e la Cina).
Le politiche pubbliche sono considerate la leva principale per avviare ed accelerare il cammino verso la green economy, nella convinzione diffusa che le sole forze di mercato non siano in grado di superare le difficoltà del decollo dell’economia verde.
Il cuore delle strategie pubbliche è come i governi possano intervenire a modificare le convenienze ad investire e ad adottare tecnologie verdi, agendo attraverso sistemi di incentivazione o con misure fiscali sul prezzo finale del “prodotto verde”.
L’altro strumento a disposizione dei governi è la regolazione mirata a rendere obbligatori standard di prestazioni ambientali, come le normative sulle emissioni delle auto o sulle prestazioni energetiche minime degli edifici, come in Europa dalla successione di norme “Eurox” per gli autoveicoli e la direttiva detta EPBD per gli edifici a consumo quasi zero.
I governi possono agire sulle condizioni abilitanti per la transizione alla green economy attraverso le riforme delle politiche fiscali, la riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente, l’orientamento degli investimenti pubblici verso i settori verdi, gli acquisti pubblici verdi.
Questo è il campo tradizionalmente riservato all’intervento pubblico, dove il ruolo preminente è quello riservato ai governi e alle politiche statali o sovranazionali e lo scopo principale della strategia è agire sul fronte dell’offerta (di prodotti, servizi, tecnologie intermedie) per rendere competitive le soluzioni verdi rispetto a quelle tradizionali.
Un altro campo d’azione, forse meno enfatizzato e conosciuto, è quello delle politiche demand-side, dove il settore pubblico esercita un ruolo di guida.
Questo campo guarda a indirizzare specifiche barriere e fallimenti del mercato che ostacolano l’innovazione verde. Tali barriere includono l’immaturità relativa del mercato dell’innovazione verde, così come il ruolo dominante di posizioni esistenti nei mercati dell’energia e dei trasporti, che possono creare barriere all’ingresso alle nuove tecnologie dovute, per esempio, agli alti costi fissi per lo sviluppo di nuove infrastrutture.
Le istituzioni pubbliche possono giocare un ruolo importante nel creare le condizioni favorevoli all’accettazione e all’adozione delle soluzioni verdi, identificando e intervenendo sulle barriere informative, aiutando a superare le barriere commerciali, migliorando l’accesso ai mezzi finanziari, facilitando le piccole e medie imprese a partecipare a reti di conoscenza, preoccupandosi delle competenze e delle conoscenze di base che portano all’innovazione.
Gli individui sono spesso vittime di una “miopia cognitiva” che non permette loro di equilibrare con ponderazione benefici futuri e costi immediati e di valutare la desiderabilità della riduzione di benefici immediati in vista di guadagni futuri maggiori.
Queste considerazioni sottolineano che oltre ai segnali di prezzo anche altri fattori guidano i comportamenti degli individui e consigliano di esercitare un’influenza sulle componenti emozionali delle decisioni, perché i prezzi non contrastano decisioni prese sulla base di emozioni.
Anche la semplice informazione è insufficiente ad indurre comportamenti più verdi per il peso differente che gli individui attribuiscono a informazioni su eventi distanti rispetto a quelle concrete e cariche emotivamente di esperienze del mondo reale.
E’ importante anche riuscire a dare una connotazione di “progetto sociale” ai comportamenti corretti, dando un senso di obiettivi sociali e collettivi, rendendo i cittadini partecipi di programmi ambiziosi e positivi che coinvolgono l’intera comunità.
Robuste barriere comunicative ostacolano la diffusione di tecnologie verdi, anche per l’effetto di sbarramento delle tecnologie già consolidate.
Chi volesse approfondire può consultare i siti di organizzazioni internazionali, tra cui:
 
 
 
                                                                                  Fulvio Fagiani