Comunità energetica, distretto energetico


Comunità energetica, indipendenza energetica, autonomia energetica, distretto energetico.
I termini si rincorrono per tentare di afferrare un futuro possibile di insediamenti umani che consumano l’energia che producono, secondo il modello della generazione diffusa che soppianta la tradizionale struttura piramidale con al centro la grande centrale da cui si diramano le reti che portano l’energia all’utenza.
Il sole, il vento, la biomassa, la getotermia, l’idroelettrico sono fonti rinnovabili disponibili e sfruttabili localmente: il consumatore d’energia ne diventa anche produttore, su scala individuale, con il fotovoltaico, o su scala locale (il quartiere, il paese, la piccola città) per le altre fonti.
Le reti (il teleriscaldamento, le “smart grid”, le reti intelligenti) connettono e bilanciano la produzione con il fabbisogno.
Sembra il paese d’Utopia, ma c’è già.
Amburgo, Friburgo, Wildpoldsried, Dardesheim, Feldeim, Gussing, ed altri, sono i nomi dei luoghi, in Germania o Austria, che hanno parzialmente o totalmente realizzato questa moderna città del futuro.
Alla produzione locale dell’energia si affianca in molti casi la pratica dell’efficienza energetica, applicata agli edifici destinati alla residenza o alla produzione, per ridurne al minimo i consumi.
Gli spostamenti sono prevalentemente su mezzi pubblici o su bicicletta, favoriti dalla struttura urbana che estromette le auto e priorizza piste ciclabili e pedoni.
Mobilità sostenibile, consumi energetici ridotti, fonti rinnovabili sono le chiavi dell’autonomia energetica che molti di questi luoghi hanno già raggiunto o, in alcuni casi, superato.
Il termine che Fabio Fimiani, giornalista e blogger, ha utilizzato al 12° Forum per presentarceli è “comunità energetiche”, perché la trasformazione dal vecchio al nuovo modello è stata realizzata grazie alla cooperazione tra Istituzioni locali, cittadinanza e sistema delle imprese. Spesso ne sono state protagoniste aziende di proprietà pubblica.
Nella recente storia produttiva italiana, la relazione triangolare tra Istituzioni, imprese e comunità locale è stata chiamata “distretto”, spesso associata ad una specializzazione produttiva (la lana, il tessuto, la piastrella, la sedia, ecc.).
Con questo termine si sottolinea soprattutto il protagonismo delle piccole e medie imprese che  s’integrano in sistemi complessi, agendo come se fossero un’unica grande impresa, ma con maggiore flessibilità e capacità di adattamento.
In Agenda21Laghi usiamo l’espressione “distretto energetico” per indicare un percorso comune dei tre soggetti, Istituzioni, imprese e cittadini, che interagiscono virtuosamente, si scambiano competenze ed informazioni, realizzano esperienze positive e le diffondono a rete.
Il progetto non ha dunque un centro o un regista unico. Ciascuno agisce secondo il proprio ruolo, il successo dipende dall’impegno di ciascuno e dalla capacità di fare sistema.
I casi tedeschi ed austriaci ci dimostrano che è possibile sia tecnicamente che politicamente, in pochi anni e con risultati di grande valore, anche partendo da contesti difficili, come alcuni paesi della ex-Germania dell’Est o aree dell’Austria sottosviluppate.
Le risorse materiali e tecniche le abbiamo, dobbiamo dimostrare se abbiamo quelle umane.
 
I file delle presentazioni sono scaricabili dalla pagina
 
 
 
                                                                      
Fulvio Fagiani