Benvenuto 2012


Il termine “sviluppo sostenibile” è diventato celebre 20 anni fa, rilanciato in tutto il mondo dallo storico “Earth summit” delle Nazioni Unite che approvò a Rio il documento “Agenda21”, da cui nasce anche la nostra esperienza.
Quel summit  fu un passaggio storico per l’ambiente, una vera pietra miliare che pose le basi condivise da quasi 200 Stati delle strategie e degli impegni che la comunità globale doveva e voleva affrontare per rendere compatibili lo sviluppo economico e sociale e la tutela delle risorse naturali. In quel contesto nacque anche la Convenzione sui cambiamenti climatici che avrebbe fatto nascere cinque anni dopo il protocollo di Kyoto, modello di ogni futuro accordo per contenere gli effetti del riscaldamento globale.
Il bilancio che ne possiamo trarre a vent’anni di distanza non è positivo: gli impatti  sono aumentati, la capacità di correzione che si era sperata non si è quasi vista.
Dal 1992 molti studi, a partire dai rapporti dell’IPCC, la massima autorità mondiale nella valutazione dei mutamenti climatici, ci segnalano un costante aumento delle emissioni e della concentrazione in atmosfera di gas serra, una più preoccupata valutazione dei fenomeni indotti dallo stesso riscaldamento globale e che lo rafforzano, i cosiddetti feedback (retroazione in italiano) in conclusione rischi molto maggiori per l’innescarsi di cambiamenti irreversibili e rovinosi.
Un altro imponente sforzo di ricerca patrocinato dalle Nazioni Unite, il Millenium Assessment of Ecosystems (www.mea.org) ha stimato che la rapidità delle estinzioni sia oggi 1.000 volte maggiore del ritmo naturale atteso e che una grande parte dei servizi resi dagli ecosistemi si stia riducendo.
Questi segnali allarmanti non sono stati raccolti dalla comunità globale che ha al contrario incrementato la  sua pressione sulle risorse naturali e le emissioni degli scarti, alterando gravemente i grandi cicli che reggono la vita sul nostro Pianeta.
L’unico dato di positività proviene dalla comunità scientifica che in questi anni ha aumentato il suo impegno di ricerca, ha messo a punto modelli interpretativi efficaci, ha esteso il suo campo di riflessione dagli specialismi all’integrazione di competenze provenienti da ambiti differenti, fino a sollecitare la partecipazione della cultura economica, sociologica, filosofica.
Ne sono testimonianza la nascita di molte ricerche interdisciplinari e transdisciplinari condotte da centri situati ai più diversi angoli del Pianeta.
La vera questione, avvertita con angoscia da larga parte della comunità scientifica, è come far arrivare i messaggi d’allarme ai decisori economici e politici ed alla gente comune.
Sembra che si sia formata una barriera comunicativa che separa le acquisizioni della scienza dal comune sentire.
Il risultato è che mentre sappiamo sempre di più sui rischi che corriamo, agiamo esattamente in direzione contraria.
In questo quadro fosco si aprono occasioni da non mancare.
In giugno la comunità degli Stati organizzati nelle Nazioni Unite si ritroverà proprio a Rio de Janeiro, in un summit mondiale chiamato a fare il punto sulla situazione e rilanciare la strategia dello sviluppo sostenibile.
Rio+20, così si chiama ora quel summit (www.uncsd2012.org), lavorerà su due filoni: la green economy ed il quadro istituzionale internazionale per dare forza allo sviluppo sostenibile.
Prima di allora, larga parte degli scienziati e ricercatori che lavorano in questo campo si ritroveranno a marzo a Londra in un congresso internazionale dall’autoesplicativo titolo “Planet under pressure” (Pianeta sotto pressione) www.planetunderpressure2012.net.
Agenda21Laghi opera per realizzare la sostenibilità a livello locale, ma è consapevole che i due livelli, locale e globale, sono entrambi indispensabili e si rafforzano a vicenda.
Non possiamo che augurare, e augurarci, benvenuto 2012.

    
                        Fulvio Fagiani