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Parliamo di cambiamenti, ma non climatici, bensì energetici. Naturalmente i due temi sono profondamente legati, ma mentre per il clima guardiamo ai cambiamenti con timore e crescente preoccupazione, possiamo trovare nel settore energetico mutamenti che ci fanno ben sperare per il futuro e che ci invitano a continuare il nostro impegno per un mondo più sostenibile.

 

Un articolo di Gianluca Ruggeri (qui la versione integrale) mostra con numerosi esempi e riferimenti documentati, come il passaggio da fonti fossili a fonti rinnovabili stia avvenendo ad una velocità che pochi si sarebbero aspettata anche solo nel recente passato.

Bisogna non fermarsi ad una visione del particolare, ma osservare il quadro generale mettendo assieme tutti i pezzi. Quali sono questi pezzi? Ne estrapolo qualcuno dall’articolo:

Il Costarica, ad esempio, ha chiuso il 2015 con il 99% di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Per ben 285 giorni si è interamente approvvigionata da rinnovabili. L’Uruguay invece ha raggiunto “solo” il 94,5%, grazie a politiche introdotte negli ultimi 10 anni. La Danimarca ha invece realizzato un nuovo record mondiale producendo ben il 42% dell’elettricità da impianti eolici nel 2015. Risultati impressionanti ma che riguardano solo il settore elettrico. La Svezia ha però annunciato un piano per diventare il primo paese al mondo libero dalle risorse fossili.”

 

Ma possiamo allargare il discorso anche a “pezzi più grandi” e parlare degli Stati Uniti: “negli USA, nel 2015 per la prima volta gli occupati del settore fotovoltaico hanno superato quelli impiegati nella estrazione e raffinazione di gas e petrolio.

Ruggeri fornisce numerosi altri esempi proprio sugli USA, a conferma che anche uno dei più grandi emettitori di anidride carbonica sta invertendo la tendenza, io mi soffermo sul dato appena citato.

Ormai non parliamo più solo di modifiche imposte da governi e nuove legislazioni, il cambiamento sta avvenendo perché anche gli operatori economici si stanno rendendo conto che è ormai più conveniente in molti casi passare alle fonti rinnovabili, a nuovi paradigmi. Sappiamo bene come la velocità di azione di un operatore economico sia generalmente più elevata rispetto alle meccaniche pubbliche, ne conosciamo la capacità di innovazione e di ricerca, possiamo vedere facilmente quanto i settori a più alta concentrazione di sviluppo tecnologico siano proprio quelli legati ai nuovi modi di produrre e utilizzare energia.

Possiamo dunque aspettarci presto nuovi ulteriori salti in avanti in questo settore, così come nella mobilità sostenibile e dunque nella lotta ai cambiamenti climatici.

 

L’Italia, per chiudere con un dato di casa nostra, nel 2014 ha già raggiunto l’obiettivo di utilizzo di fonti rinnovabili previsto per il 2020 all’interno delle politiche europee (fonte Eurostat) con un 17,1% che richiede ancora tanto lavoro da fare in futuro, ma che segnala un movimento che non era così scontato.

 

Guardo in avanti con ottimismo. C’è ancora moltissimo da fare, l’Europa nel suo complesso deve ancora raggiungere i suoi obiettivi e continuiamo a leggere anche di iniziative che poco hanno a che vedere con il percorso richiesto dalla COP21 di Parigi, come l’aumento dei limiti di emissioni per i motori diesel o la volontà di cercare nuovi giacimenti petroliferi, ma il cambiamento è in atto.

Sta a noi declinarlo nelle nostre scelte di tutti i giorni per dargli sempre più forza e velocità.

  

                                                           Luca Colombo

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